IL TRASH E IL SUO DOPPIO

Vi sarete certamente accorti di quanto, da un po' d'anni in qua, si viva circondati da doppioni. I film somigliano ad altri film, le canzoni nuove hanno spesso qualcosa di gia' sentito, persino le facce delle persone richiamano alla mente altre facce... Siamo troppi? Forse. Certo e' che con sei miliardi di individui in circolazione e cosi' poche variabili (due occhi, un naso e una bocca) c'e' da aspettarsi prima o poi qualche combinazione simile*, e lo stesso vale per le sette note, e per quelle vicende che nell'arco di un paio d'ore devono nascere, svilupparsi, concludersi e -possibilmente- interessare.
L'utopia comunista dell'uguaglianza, uscita a pezzi dalla porta della storia, rientra beffardamente dalla finestra della genetica e dall'abbaino della statistica.
Fortunatamente (o malauguratamente) la portata della memoria collettiva va in proporzione scemando, e un prodotto (o una faccia) riproposto dopo un breve lasso di tempo ha sempre maggiori possibilita' di aspirare allo status di "originale".
Se questi sono i presupposti, probabilmente il prossimo sara' un millennio mortalmente noioso. Giovambattista Vico teorizzo' lo scorrere degli eventi come una spirale di fatti simili ma mai uguali, un po' come i solchi del vecchio, caro Long Playing. Di questo passo sara' forse piu' lecito aspettarsi il futuro in forma di disco rotto.

*A titolo di riflessione, oltre alla ormai celebre accoppiata Alvaro Vitali/Jean Todt, proporrei di meditare sulle prodigiose affinita' somatiche di Giuliano Amato/Mr. Bean, Abdullah Ocalan/Russ Meyer e Umberto Bossi/Vittorio Feltri.