LA PRINCIPESSA NUDA
(1976) di Cesare Canevari

Forse il titolo e il nome del regista vi diranno poco ma posso assicurare che, benche' raramente preso in esame anche dal fanzinato piu' militante, Canevari ha tutti i numeri per guadagnarsi lo status di cult-director, e il film in esame e' uno dei suoi prodotti piu' strabilianti!
La vicenda ha inizio in Taslamia, immaginario stato africano, dove il dittatore Caboto (ispirato alla detestabile figura di Idi Amin) esordisce di fronte ai suoi dignitari con una penosa dichiarazione di superiorita' razziale ("Desidero ricordarvi che c'e' stato un solo uomo bianco veramente degno della razza negra: Adolf Hitler!"). Lo squilibrato incarica quindi una "bellissima" principessa, sua ambasciatrice ed amante, di recarsi a Milano per concludere nel modo piu' vantaggioso certe trattative economiche in corso.
Ecco quindi partire una raffica di immagini in stile videoclip che ci mostrano la Milano del '76 come fosse la New York del '98: un uomo ferito a revolverate da una grassona in tacchi alti precipita lungo la scalinata del metro'; una graziosa negretta si scatena in uno strip mozzafiato; una banda di motociclisti sfascia le vetrine di una gioielleria tra il terrore dei passanti, il tutto frullato vorticosamente, inframmezzato da flash di insegne luminose (Aperol, Banca Popolare) e sorretto da un rock sfrenato. La cavalcata si conclude con un ingorgo stradale notturno cui fanno significativamente da sottofondo i suoni e i rumori della giungla (capita la metafora?).
E siamo solo a cinque minuti dall'inizio!
Beh, per farla breve la storia e' questa: la principessa, tanto scaltra nelle contrattazioni quanto altera nei modi, nasconde un triste segreto. Un episodio grottescamente tragico occorsole in Taslamia l'ha resa frigida e lei approfittera' del soggiorno lombardo per concedersi una serie di avventure erotiche nel tentativo di ritrovare la felicita' perduta.
Un giornalista, che per tutto il film la tallona in cerca di immagini compromettenti, rinuncera' infine all'agognato scoop in cambio di una saporita scoopata con la suddetta.
Ajita Wilson, noto transessuale scomparso alcuni anni fa, interpreta il ruolo della principessa con uno straniamento e una fissita' tali da far pensare a certe performance del Living Theatre e ribalta a suo favore l'indubbia modestia del suo talento di attrice regalandoci un personaggio autenticamente
diverso.
L'altra figura principale, quella del giornalista, e' sapientemente delineata dal compianto Luigi Pistilli che, con espressione da mastino e fronte granitica, da' vita ad un reporter bogartiano dedito ad alcool, fumo, donne e occasionalmente anche al suo lavoro.
Il film fila rapido come un treno e s'impenna di tanto in tanto in momenti di puro delirio, come quando assistiamo ad un coloratissimo rituale
woodoo celebrato in un appartamento milanese, nel corso del quale la principessa rivive il trauma che in patria l'aveva sessualmente mortificata, o come nella felliniana orgia finale quando compare saltellando tra i corpi nudi la stupefacente figura del nano Franz Drago, schiaffeggiando natiche e declamando versi d'amore.
Cesare Canevari conosce bene il suo mestiere e ci propone le sue fantasie ben condite da accorgimenti filmici quali grandangoli estremi, fuoco selettivo, rapidi movimenti di macchina; le stesse astuzie che fanno gridare al miracolo davanti alle opere di Rodriguez o dei Cohen.
Certo occorre essere un po' tarati per apprezzare in pieno un tale capolavoro.... ma non bisogna forse esserlo anche per entrare al Cinema Ambra?

 

FOTO DAL FILM:

 

 

Torna al Sommario