SATYRICON (1969) di Gian Luigi Polidoro

Autore piuttosto malvisto dalla critica, Gian Luigi Polidoro fu protagonista (o meglio, vittima) col suo Satyricon di uno dei primi clamorosi casi di sequestro cinematografico in Italia.
Il film, realizzato col non celato intento di trarre vantaggio dalle aspettative createsi intorno all'omonima imminente opera di Fellini, riusci' a battere sul tempo l'illustre avversario uscendo nelle sale nell'aprile 1969.
Nel volgere di pochi giorni una vera e propria tempesta giudiziaria si abbatte' sul Satyricon, che fu sequestrato per ordine del magistrato Vittorio Occorsio con l'imputazione di spettacolo osceno aggravata dalla corruzione di minorenne (uno dei protagonisti, Francesco Pau/Gitone pare fosse all'epoca quattordicenne).
A nulla valsero gli appelli alla liberta' di espressione da parte di Antonioni e di altri intellettuali, e le insistenti voci tendenti a dare un'interpretazione
pilotata dell'episodio per salvaguardare la piazza e gli interessi dell'altro Satyricon furono in malo modo zittite.
Eppure, a ben guardare, i due film risultano concettualmente molto diversi e tra i pochi motivi che li accomunano uno e' certamente la supposta trivialita' che, valutata in modo assolutamente parziale, ha relegato in un caso i rutti di Tognazzi nel novero delle volgarita' da stroncare, e nell'altro ha elevato i peti di Fanfulla a originale forma d'arte.
Naturalmente un raffronto tra i due Satyricon resta impensabile dato l'abisso artistico e produttivo che li separa, mi sembra pero' necessario riproporre il fatto come motivo di riflessione in un momento come l'attuale in cui, dopo anni di relativa quiete, l'istituto censorio sembra voler ritornare -con l'episodio relativo a
Toto' che visse due volte- agli antichi fasti inquisitori.
In ogni caso comunque il Satyricon di Polidoro, come del resto tutta la produzione del regista veneto, merita di essere rivisto e considerato oggi con maggiore attenzione.
Purtroppo la cassetta Domovideo, ancora reperibile con un pizzico di fortuna, reca tracce profonde dei tagli operati sulla pellicola nel 1969 (dovrebbero mancare all'incirca quindici minuti) ma ugualmente il film risulta godibile e, a tratti, molto divertente.
La ricostruzione d'ambiente, lontana dal perfezionismo filologico e dalla surreale poesia felliniani, e' piuttosto approssimativa, forse volutamente visto che le musiche spaziano allegramente da temi medievaleggianti a sorprendenti melodie hawaiane. Nel cast ricchissimo spiccano interpreti di razza quali Tognazzi, Tina Aumont, Mario Carotenuto, Franco Fabrizi, e si fa notare per il volenteroso impegno il cantante Don Baky, prestato momentaneamente al cinema dal Clan Celentano.
Con Satyricon Polidoro, fedele al discorso gia' impostato nei film precedenti sui vizi e le furberie degli italiani in terra straniera, prosegue la sua osservazione divertita e critica approfittando del particolare
estero temporale che e' l'antica Roma che, per cio' che riguarda la corruzione, gli inganni e gli eccessi sessuali e gastronomici non e' poi cosi' lontana dal nostro presente.

 

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