Cuore di Mamma (1968)

Ci arriva da Salvatore Samperi, ancora coccolato nell'Anno di Grazia 1968 dalla critica militante come "promettente giovane regista arrabbiato" dopo il controverso successo di Grazie Zia, questa parabola malvagia di una ricca ed annoiata moglie (Carla Gravina) che, stanca del ruolo impostole dalle convenzioni della vita "borghese" decide di far comunella con un gruppo di scalcinati terroristi, partecipando attivamente ad attentati contro gli stabilimenti industriali del consorte.
Benche' didascalico e a volte lento nello svolgimento,
Cuore di Mamma abbonda di scatti rabbiosi e ipotesi estreme che, forse oggi piu' di ieri, possono risultare parecchio indigeste; questo spiega probabilmente l'infelice orario di programmazione (una e trenta di notte) della pellicola proposta come "Prima TV" con tanto di logo sovrimpresso qualche mese fa da Rete4.
Il mondo dei bambini, incarnato dai tre pargoli della moglie in oggetto, e' presentato come un inferno di sadismo e falsita': i marmocchi, saccenti e indisponenti, si divertono un mondo a tormentare la servitu' (indimenticabile la sequenza dei titoli di testa in cui il maggiore incide con un ferro arroventato la sagoma di un fiore sulle natiche della cameriera), a seviziare animali e ad uccidersi addirittura tra loro.
Carla Gravina, interprete di razza avvezza a ruoli particolari, e' una madre gelida e assente: per tutto il corso della vicenda non dice una parola in quanto, come fa notare Samperi stesso, nessuna battuta a lei rivolta dagli altri personaggi presuppone una risposta. Avra' modo la Gravina di rifarsi ampiamente qualche anno piu' tardi interpretando l'indemoniata de
L'Anticristo, in una performance massacrante tutta urla, sibili e strepiti.
Anche l'ambiente della contestazione non esce granche' bene da
Cuore di Mamma: forse sara' per via del taglio godardiano dato alle assemblee ma quella sequela di studenti che, sguardo in macchina, ripete a pappagallo frasi tratte da Mao e Marx comunica la stessa impressione di artificiosita' proveniente, in altre parti del film, dai dialoghi dei "borghesi".
Da notare la presenza di Paolo Ciarchi, stella di media grandezza del cantautorato di
protesta italiano, impegnato in una non esaltante esecuzione della sua Piccolo Uomo (niente a che vedere con l'omonima e piu' nota canzone della Berte').
A parte alcuni indubbi meriti formali e a diverse ingenuita' "storiche" quasi commoventi, la visione di
Cuore di Mamma porta a riconsiderare un tantino la censura di allora che, in piena egemonia DC, in cambio di un aggirabilissimo divieto ai minori di 18 anni concedeva il Nulla Osta a opere "scomode" come questa. Ma chissa', forse il momento storico era diverso, forse le persone ragionavano di piu' di testa propria, fatto sta che leggendo le recensioni dell'epoca non ho rilevato accenti scandalizzati ne' per le turpi malefatte dei marmocchi, ne' per le scene di nudo con minori, ne' per il "corso di terrorismo pratico" implicito nelle scene conclusive del film.
Accidenti, sembra di parlare di marziani, ma eravamo noi...!

Salvatore Samperi e' trattato anche in Cinema Ambra #8 (La Sbandata)

 

Alcune foto da Cuore di Mamma

 

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