HISTOIRE D'O (1975)

Mi sono sempre avvicinato con una certa diffidenza ai film tratti da "opere scandalose" in primo luogo perche', generalmente, e' molto difficile che una pellicola possa mantenere la completezza dell'opera letteraria e poi, nel caso specifico della narrativa "proibita", rimane sempre il sospetto che la fonte ispiratrice venga adoperata come appetitosa esca per ammannire al pubblico pagante solo quello che la censura vigente lascia passare.
Chi nel 1975 si precipito' al cinema sperando di trovare in Histoire d'O almeno qualche scampolo dello spietato iperrealismo del romanzo sara' rimasto parecchio deluso dall'indugiare costante del film su quelle parti del libro che gli esigenti lettori dell'epoca saltavano a pie' pari, per poi sorvolare rapidamente i momenti piu' caldi attraverso inquadrature "allusive" prontamente sfoltite dalle forbici di stato.
In prospettiva va pero' riconosciuto a Histoire d'O e al regista Just Jaeckin un grande merito: quello di aver introdotto per la prima volta temi apertamente erotici nella cinematografia mainstream (Emmanuelle, dello stesso Jaeckin, fu distribuito negli USA l'anno precedente addirittura dalla Columbia), assegnando dignita' e cittadinanza ufficiale nelle produzioni maggiori ad un genere fino ad allora appannaggio degli indipendenti e dell'Underground.
Naturalmente Histoire d'O, data la tematica spiccatamente sadomasochistica, ha dovuto sottostare ad un pesante lavoro di ritocco e di "correzione" per risultare digeribile anche al pubblico meno smaliziato, ed e' proprio quest'opera di arruffianamento, all'epoca cosi' fastidiosa, che fotografa al meglio e ci restituisce intatti tutti gli umori, gli aneliti e le tensioni di un particolare momento storico, risultando ora paradossalmente la parte piu' affascinante e divertente della pellicola.
Domanda: Che cosa ammorbidisce le situazioni piu' dure?
Risposta: La vaselina!
Domanda: E noi che facciam cinema dove la mettiamo la vaselina?
Risposta: Sull'obbiettivo della cinepresa... effetto flou!
Gia', il flou: principale ingenuo e arciabusato artificio per conferire dignita' artistica alle scene piu' audaci... in certi momenti si ha l'impressione che tutto il set di Histoire d'O sia stato sommerso dalla vaselina e riesce facile lasciarsi andare a maligne fantasie in cui operatori e tecnici scivolano pericolosamente su pozze oleose lasciate da lenti grondanti...
Al povero pubblico gia' cosi' crudelmente orbato non viene risparmiata nemmeno la "magia" di un cross-screen spesso come un muro che, costellando ogni fotogramma di miriadi di piccole X bianche potrebbe forse aver indotto in qualche spettatore particolarmente sensibile la subliminale convinzione di aver assistito ad un film XXX.
Quanto all'ambientazione tanto di cappello: la lussuosa tenuta sita in Roissy, ambientata on location in una principesca villa francese, e' tutta un brillare di cristalli e pavimenti.
Gli attori, capitanati dal veterano del trash Udo Kier, fanno di tutto per infondere mielosita' e sentimento ai giochi di ruolo sadomaso, infliggendo pene e tormenti con la gravita' determinata ma compassionevole di un Dottor Kildare; certi primi piani del malinconico Kier paiono tratti di peso dai fotoromanzi Sogno, mentre l'attempato Anthony Steel sfodera nel ruolo di Sir Stephen tutto il sex-appeal di un Capitan Findus fresco di nomina.
Grande tour-de-force della bella e brava Corinne Clery che, nei panni ingrati della protagonista "O" percorre con disinvoltura e senza apparente danno tutti i gradi della sottomissione volontaria, giungendo infine prodigiosamente a far breccia nel duro cuore del surgelato Sir Stephen.
La filosofia e la vita quotidiana dell'improbabile confraternita sadomaso di Roissy vengono presentate con la reverente seriosita' con cui il "grande" cinema si e' sempre accostato ai fenomeni di costume: qui fruste e legacci passano di mano in mano tra assensi gravi e lampi di mistica comprensione un po' come accadeva per gli spinelli nei film sulla droga o per le mogli degli altri nei "documenti" sullo scambio delle coppie di qualche anno addietro, dove in fondo nessuno pareva minimamente divertirsi nel mettere in opera tali spregiudicate trasgressioni.
Per quanto riguarda la colonna sonora, sdolcinata al punto giusto nonostante qualche tocco "moderno", c'e' da rilevare una curiosa somiglianza, al limite del plagio, tra il tema conduttore e la canzone Andrea di Fabrizio De Andre' dall'album Rimini del '78. Io per primo sarei pronto a scommettere sulla buona fede del cantautore, pero' l'ascolto comparato dei due brani lascia parecchio perplessi...
Per la gioia di chi vuol farsi una Full Immersion nei tabu' degli anni '70 Histoire d'O (edito da Creazioni Home Video) e' facilmente reperibile, come recitano certe pubblicita', nelle migliori videoteche.

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