AL TROPICO DEL CANCRO (1972)


Incontro virtuale


Navigare nel tumultuoso mare di Internet senza arenarsi richiede una buona dose di costanza e di attenzione non disgiunta da un pizzico di fortuna: tante e tali sono le improvvise e imprevedibili correnti che spesso la navigazione viene conclusa da un colpo di sonno piuttosto che dall'approdo prefissato.
A volte pero' queste misteriose correnti possono portare piacevoli sorprese e produrre rapporti interessanti e costruttivi, e proprio l'intreccio casuale di flussi di bytes, tra un Connect e un Reload, ha favorito l'incontro virtuale tra il regista Giampaolo Lomi e il vostro Capitan Trash.
Certo la qualifica di regista e' un po' riduttiva per una figura multiforme che dalla fine degli anni '50 ad oggi ha svolto funzioni diverse e ricoperto cariche nel mondo del cinema, ma preferisco mantenerla dato che il film che trattero' qui di seguito, AL TROPICO DEL CANCRO, lo vede appunto impegnato alla regia.
Per approfondimenti rimando al Curriculum.
Ringrazio Giampaolo Lomi per la cortesia e il sense of humour con cui ha affidato il suo Tropico all'arena di Cinema Ambra, per le preziose informazioni e le immagini inedite.

Etno Thriller


Riesaminando nel corso di quest'anno in rete i miei personali cult (recensiti e non) ho desunto una provvisoria scaletta di particolari qualita' che fanno di una pellicola un pezzo da Cinema Ambra.
A parte meriti particolari di regia o di produzione ho notato che i film che maggiormente stuzzicano il lato trash della mia sensibilita' di spettatore recano almeno una di queste tre caratteristiche:
  1. Essere di produzione italiana anni '70.
  2. Contenere sequenze oniriche o di rituali magici.
  3. Mostrare una scena in cui Barbara Bouchet viene presa a ceffoni.

Purtroppo la Bouchet non fa parte del cast di AL TROPICO DEL CANCRO che comunque, rispondendo a due dei suddetti requisiti, entra di diritto nella scaletta di programmazione del Cinema Ambra.
Gia' la musica di Piero Umiliani sui titoli di testa coi vocalizzi femminili genere DABA-DU-DA DABADUDAAA caratteristici dei thriller all'italiana dispone piacevolmente alla visione del film. E in effetti, nonostante il titolo fuorviante, di un giallo nostrano si tratta cui l'ambientazione quasi completamente on location nell'isola di Haiti conferisce un tocco di originalita' rispetto al crescente numero di prodotti similari nati all'epoca sulla scia del successo di Dario Argento.
Lomi, grazie ai contatti personali maturati nel corso delle frequenti collaborazioni col regista Gualtiero Jacopetti, ha ottenuto dal governo haitiano piena liberta' operativa per le riprese e, sfruttando a fondo questo jolly, ha modo di arricchire la trama, per la verita' un po' traballante, con scorci antropologici di indubbio interesse.
Probabilmente le espressioni di disagio degli attori principali, spinti quasi a forza nel caos di un rito voodoo, non sono affatto simulate. E certo altrettanto spontanea pare la sorpresa dei clienti di un autentico bordello locale coinvolti in una frenetica scena di inseguimento. Facile a questo punto supporre che le facce piu' raggianti all'interno della troupe siano state quelle degli incaricati alla produzione al cospetto di una tal quantita' di comparse volenterose e sicuramente molto a buon mercato.
Tra gli interpreti, quasi tutti residenti stabili del bis nostrano, spicca Anthony Steffen (l'italiano Antonio de Teffe') che, abbandonato per un attimo il ruolo di instancabile pistolero in decine di spaghetti western, vaga tra palme e piscine nei panni di un medico responsabile della scoperta di un potentissimo quanto improbabile allucinogeno afrodisiaco. Sulle tracce dell'ambito elisir si muovono come segugi l'indecifrabile Umberto Raho, la canaglia Stelio Candeli e lo sfortunato Gabriele Tinti, mentre Anita Strindberg, effimera scream queen del periodo si ritaglia la scena migliore in una sequenza onirica dove, vestita di veli, fugge terrorizzata da una moltitudine di haitiani nudi e brancolanti.
La regia, agile e attenta, produce momenti di efficace suspense ma non e' servita a dovere dalla sceneggiatura che, nonostante numerosi colpi di scena e rivelazioni, lascia nel vago le motivazioni dei personaggi.
In fondo pero' le incongruenze della trama vanno ormai considerate una caratteristica del thriller italiano, assieme ai complicatissimi ed efferati omicidi e alle sensuali docce delle bellone di turno; sono dogmi da accettare senza discussioni per apprezzare pienamente i frutti di una stagione ormai terminata.

L'edizione in videocassetta di AL TROPICO DEL CANCRO (Golden Video) e' di difficile reperibilita', ma di tanto in tanto il film compare sulle reti televisive private.

Al Tropico del Cancro (1)
Al Tropico del Cancro (2)
Al Tropico del Cancro (3)
Al Tropico del Cancro (4)
Al Tropico del Cancro (5)
Al Tropico del Cancro (6)
Al Tropico del Cancro (7)
Al Tropico del Cancro (8)

Tropico: dietro le quinte (1)
Tropico: dietro le quinte (2)
Tropico: dietro le quinte (3)
Tropico: dietro le quinte (4)


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