CARTONI ANIMALI!


Avete gia' portato i marmocchi a divertirsi educativamente col Gobbo di Notre Dame? Si? Bene, allora la coscienza e' a posto e potete pensare a voi procurandovi un cartoon con cui rallegrare le prossime serate di festa tra amici.
Gia', i cartoni animati sono una tradizione per Natale, e quello che vi propongo puo' fungere da ottimo antidoto sia contro la melassa disneyana che contro gli squallidi deliri pedofiliaci giapponesi.
FRITZ IL GATTO (1972) fece parecchio rumore al suo apparire: tratto dall'omonimo fumetto di Robert Crumb, asso dell'Underground statunitense, il film oso' per la prima volta (almeno per un prodotto a budget decente) portare l'animazione in territori "adulti" quali il sesso libero, la droga, il terrorismo e i conflitti razziali, insaporendo il tutto con robuste dosi di violenza (...anche i cartoni sanguinano!!!).
Il protagonista, Fritz, e' un po' l'alter ego negativo di Topolino e non soltanto per la sua essenza profondamente felina: le palle lui ce le ha sul serio e se ne serve in continuazione, inoltre fuma marijuana, fa comunella con anarchici e terroristi e chiama "Pigs" i poliziotti tanto rispettati dall'integrato topo di Disney.
Gli altri personaggi, tutti animali in vario grado antropomorfi e costantemente arrapati, sono sempre pronti alla minima occasione a gettarsi l'uno sull'altro in ibride ammucchiate in cui gatti, pennuti, ratti e cavalli se la godono senza il minimo pudore.
L'animazione del film e' un po' rozza e il tratto lascia a volte a desiderare, ma il regista Ralph Bakshi (in viola nella foto a sinistra col produttore Steve Krantz) riesce a farsi perdonare queste pecche con una sceneggiatura veloce e soluzioni visive tuttora validissime.
L'unico punto debole e' il doppiaggio, francamente fastidioso, ma di questo va ritenuta responsabile soltanto la distribuzione italiana. Nella versione originale i personaggi e le varie razze animali erano caratterizzati da particolari "slang" che nel doppiare il film si e' cercato di mantenere utilizzando cadenze ed accenti dialettali italiani. Il problema era complesso e il tentativo lodevole, ma l'effetto finale suona falso, artificioso ed evoca atmosfere da commedia all'italiana che smorzano l'impatto della vicenda.
Dicevo prima del clamore suscitato dall'uscita di FRITZ IL GATTO nelle sale: l'autorevole bollettino cinematografico del Centro Cattolico, solitamente austero ma elegante e forbito nelle recensioni, occupandosi del cartoon in questione perse completamente il senso del bello scrivere. L'anonimo recensore, nel suo impeto di scomunica, si fece sfuggire goffaggini tipo "(...) e anche qui la scena finisce in un'orgia oscena. La scena si sposta (...)", concludendo la sua condanna con un "E' tutta una dissacrazione, tutto uno sberleffo, la negazione di ogni e qualsiasi valore sul putrido altare di una frenesia erotico-pornografica della piu' infima qualita'(...) al servizio di un'allucinazione sessuale che non e' frequente nemmeno in patologia (Segnalazioni Cinematografiche vol. LXXIV -1973-).
Fortuna che i tempi di Savonarola sono finiti da un po'... i cartoni brucerebbero sicuramente meglio degli uomini!




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