Nairobi nun fa' la
stupida staseeraaa...


Avete passato le ferie a casa per via della recessione? Il maltempo vi ha guastato le vacanze? Volete semplicemente farvi quattro risate tra amici? Allora questo film fa per voi.
EVA, LA VENERE SELVAGGIA, rititolato in seguito JUNGLA 2000, rientra in quel filone di breve durata e scarsa fortuna che sul finire degli anni '60 tento' di riproporre in Italia, con l'astuta variante del Tarzan in gonnella (anzi in slippino), temi e situazioni gia' visti e stravisti nelle avventure cinematografiche del Re Della Giungla e dei suoi cloni nostrani.
Occorre dire che qui siamo ai livelli minimi, anche per un prodotto di serie B: l'Eva del titolo, Esmeralda Barros, e' francamente bruttarella ed esce sconfitta su tutti i fronti dal confronto con altre attrici dell'epoca (Femi Benussi, Edwige Fenech, Kitty Swan) che hanno vestito i tribali bikini di analoghe eroine. Per la verita' il nome Eva viene romanticamente affibbiato al personaggio dall'eroe buono Burt nel corso di un fugace incontro nell'oscurita' della "foresta"; i selvaggi locali, che sicuramente hanno avuto il tempo di valutarne meglio le grazie, si riferiscono a lei nel corso del film con l'appellativo molto piu' realistico di "Scimmia Sacra".
L'ambientazione della giungla e' abbastanza convincente e la vegetazione e' fitta anche se poco tropicale (siamo in Kenya, e i personaggi si affannano a ribadirlo ogni dieci minuti); di "Nairobi" invece si ha modo di apprezzare soltanto gli interni del nightclub alla moda e dell'appartamento di Ursula (Adriana Alben), la proprietaria un po' mignotta del locale. E proprio quest'ultima ha la battuta piu' penosa del film quando, riferendosi alla dilagante delinquenza, sospira con languida rassegnazione: "Nairobi non e' piu' quella di prima!".
Tutti fumano come turchi e, curiosamente, sia buoni che cattivi ostentano "casualmente" pacchetti della stessa marca (Astor).
La storia in breve e' questa: uno scienziato (pazzo, naturalmente) ha creato un piccolo esercito di gorilla soggiogandoli al suo volere mediante l'inserimento chirurgico di una capsula elettronica di sua invenzione nel cervello degli stessi. I pelosi automi vagano qua e la' con l'incarico di rapire fanciulle per dar modo al folle di passare alla sperimentazione umana della sua incredibile scoperta e alla conseguente, inevitabile conquista del mondo. Ma Burt, mercenario dal cuore d'oro, mandera' a monte il piano delirante.
E Eva che fa? Beh, Eva da' il tocco esotico scorrazzando tra le piante (in una sequenza addirittura nuda!), giocando con gli animali e rifornendo Burt, del quale si e' nel frattempo innamorata, di banane e ananas. Per ritirarsi infine con garbo, mano nella mano con l'amico scimpanze', dopo essere stata poco galantemente smollata da Burt che, in un impeto di cafonaggine, opta per la bionda appena salvata dalle grinfie del mostro.
Dirige il tutto l'italianissimo Roberto Mauri con lo pseudonimo un po' banale di Robert Morris, coadiuvato dalla produzione di Massimo Pupillo, veterano dell'Horror-Bis casereccio, pure lui trincerato dietro un improbabile alias anglosassone (Ralph Zucker) forse per schivare telefonate notturne di spettatori inviperiti.
L'edizione in videocassetta e' curata dalla misteriosa ditta PCX che, sfoggiando una coda di paglia lunga un chilometro (altri film come questo in catalogo?), riporta sulla confezione soltanto l'indirizzo e il recapito telefonico della sede di New York. Mah...


Eva, la venere selvaggia
Eva
Eva e Burt (Amplesso con calzoni)
Ursula
Gorilla all'opera


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