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| Goodbye, Lucio. |
Per scrollarmi un po' dal groppone le accuse (poche) di trattare film rivolti perlopiu' ad arrapare bestioni ignoranti, ho pensato questa volta di proporre alla vostra attenzione critica un paio di opere di autori non certo secondari.
ormai quarant'anni orsono;
ha collaborato con Rossellini e diretto con successo le ultime edizioni del Festival
di Venezia eppure, al pari di Joe D'Amato, Brass e pochi altri, non ha avuto l'onore
di un "Castorino" tutto per lui. Strano davvero...
manifesto originale ne accentua
oltremodo la reperibilita' facendo spiccare la cassetta tra mille altre. Nonostante
le pretese di denuncia e di analisi sociale del fenomeno della prostituzione giovanile
(che fatica fare il regista, eh?) quest'opera, con la
sua processione di ingenue immigrate sedotte, di verginita' in pericolo, di ricatti
e di onore perduto, sembra diretta soprattutto agli affezionati delle sceneggiate
meroliane. Sei fosche vicende sfilano in un crescendo di perversioni e violenze
alle quali non eravamo piu' abituati al cinema, dove da un po' di anni si spara
molto e si sanguina poco, rivaleggiando quasi con le esibizioni iperrealistiche
dei TG. E, paradossalmente, proprio lo scarso rilievo psicologico dei personaggi
contribuisce a rendere questi ultimi piu' credibili e reali, piu' simili agli
squallidi protagonisti della quotidiana cronaca nera. Un film approssimato, rozzo,
evidentemente commissionato (la rivista Playmen ha collaborato alla produzione,
quindi aspettatevi donne nude a vagoni), ma che visto a distanza di anni emana,
in forza dei suoi difetti, un fascino sinistro ed ambiguo. Una bizzarra sequenza
in toilette ha fatto tremare lo stomaco del vostro Capitano, mentre la vicenda
dell'allegra nonnina pappona che porta a battere la nipote tredicenne e quella
della coppia medio-borghese appassionata di gestanti si
contendono l'oscar della demenzialita'. Un "must see" per i lettori di Cronaca
Vera! Peccato che l'inspiegabile scelta produttiva di mescolare il sonoro in presa
diretta con voci doppiate abbia penalizzato non poco l'audio della cassetta.
Come "pendant" al film di Lizzani, in un ideale
doppio programma come ai tempi del Cinema Ambra, vi propongo questo Attenti
al buffone (1976, General Video) di Alberto Bevilacqua in quanto opera
per certi versi
simile, per altri opposta
alla precedente. Il tema dell'oppressione, trattato da Lizzani con taglio quasi
giornalistico, diventa qui metafora nella narrazione di un'impari lotta tra un
musicista ingenuo e gentile (Nino Manfredi) e un perfido e potente industriale
fascista (Eli Wallach) deciso a portargli via moglie (Mariangela Melato) e figli.
Il cast "all stars" arranca spaesato nel corso del film come se gli attori non
avessero ben capito la loro parte e del resto il film stesso procede a singhiozzo
tra momenti di chiacchiere tediose e sprazzi di geniale surrealismo imbroccando
sequenze di grande e malvagia comicita' quando, trattando del potere ecclesiastico
e politico, Bevilacqua sbeffeggia allegramente Sacra Rota e nostalgie del ventennio.
E poi c'e' quell'apparizione a sorpresa della Berte'... beh, date
un'occhiata! Gia', e' proprio lei...
Alcuni siti che meritano una visita:
Per la serie "I Poster Che Vorremmo Vedere", la mia bacheca virtuale ospita due nuove divagazioni grafiche su manifesti di film che mai verranno trattati in queste pagine:
| Michael Douglas in un ruolo di grande responsabilita' |
| Va' dove ti porta il c... |
| SERVIZIO ARRETRATI / BACK ISSUES |
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